UNA GIORNATA DA ... RICORDARE

 SVEGLIA! SVEGLIA!

 

Quella mattina di fine inverno, la voce stentorea del Tenente echeggiava tra le pareti della camerata con un timbro ancor più imperativo del solito e quasi ... sull’inca ...to.

Il Tenente era noto per le sue tonalità baritonali e, per tale motivo, gli Allievi lo avevano soprannominato “il vocione”. Era un ottimo Ufficiale che, dietro un atteggiamento burbero e leggermente scontroso, malamente celava le sue doti migliori (equilibrio, sensibilità e generosità). Grazie a queste sue qualità, e forse a sua insaputa, era di gran lunga il Comandante di Plotone più stimato e amato dagli Allievi. Egli, però, contrariamente a quanto si potrebbe pensare dal suo modo di fare, non gradiva atteggiamenti dimessi e tremebondi al suo cospetto e quando ciò avveniva, specie se l’Allievo convocato doveva rispondere di una qualche malefatta, lo rimbrottava pesantemente non tanto per la mancanza fatta, ma piuttosto per l’atteggiamento tenuto “ Stia su -Allievo- e s’inc..zi quando parla con me”.  

La sveglia del Tenente interruppe, su un bel finale erotico, il sogno dell’Allievo C. U.. Egli, come la maggior parte degli Allievi, subito dopo la sveglia (normalmente alle ore 05.30 d’inverno e 05.00 d’estate) aveva difficoltà a connettere con immediatezza, nondimeno, notando il Tenente in uniforme mimetica, si rivolse al vicino di branda: “E’ previsto addestramento di campagna quest’oggi?”

Non ebbe risposta perché l’Allievo A.U. era ancora tra le braccia di Morfeo. Gli diede una scrollata e si rivolse al vicino di destra, ma vide la branda vuota. L’Allievo C.G., preciso (cubo) come al solito, si era già precipitato in bagno per le abluzioni del mattino. Intanto l’Allievo della branda più vicina alla finestra, rispettoso delle consegne, l’aveva spalancata facendo entrare nella camerata folate d’aria gelida provenienti da un cielo buio che a C.U. sembrò ancora più buio del solito. Con il suo consueto ritmo, acquisito in quasi due anni d’Accademia, si alzò, trasse dall’armadietto il gavettino e lo depose sul tavolino ai piedi del letto (di lì a poco l’Allievo di turno vi avrebbe versato caffè bollente), prese poi asciugamano e borsetto con l’occorrente per la pulizia personale e si diresse verso i bagni. Stranamente quel mattino sembravano tutti morsi dalla tarantola. Nelle camerate successive vide il secondo e terzo plotone alle prese con anfibi e zainetto tattico. “Poveracci!” -pensò -”Oggi hanno addestramento di campagna”.

Nei bagni, contrariamente al solito, v’erano pochi Allievi e C.U. non ebbe difficoltà a trovare subito un lavabo libero.

Aveva appena terminato di insaponarsi il viso con il pennello da barba quand’ecco entrare il Tenente-”Cosa sta facendo Allievo?”-Urlò- “Non ha sentito il segnale? Questa è una prova d’allarme. Alla barba ed al resto ci penserà dopo. Tra cinque minuti adunata in assetto completo di campagna.”.

 C.U. guardò l’orologio: erano le quattro del mattino. “Oggi sarà una giornata molto lunga!”-pensò. Poi si precipitò in camerata e si accorse con terrore che la quasi totalità dei commilitoni erano già defluiti verso il luogo d’adunata, i pochi ritardatari rimasti, per guadagnare tempo, erano intenti ad infilarsi la tuta mimetica sul pigiama e gli anfibi senza calzettoni. Imitò il loro esempio e pochi attimi dopo si precipitò alla rastrelliera dei fucili per prendere la propria arma. Non la trovò-”Qualche imbranato ha preso il mio fucile per sbaglio”-pensò. Si armò con l’unico fucile rimasto e, a rotta di collo, si recò al posto di adunata dove, però, giunse dopo la presentazione della forza e rimediò, così, il suo primo “Stia punito!” della giornata. Le altre punizioni seguirono a ritmo regolare ed al termine della giornata ne aveva totalizzate un numero da primato mondiale.

Terminato l’appello, mentre tutti erano in attesa del rompete le righe per tornare in camerata e completare le normali attività del mattino, si    udì l’ordine -”Battaglione Allievi in colonna! Dalla Compagnia di testa avanti March!”.

“Tenente, dove andiamo?” -Chiese F.M.- “Silenzio! Oggi faremo una marcia di 10 km!”- Lo zittì il Comandante di Plotone.

La mente di C.U. andò con angoscia ai calzettoni (non indossati) ed ora doveva fare i conti con gli anfibi che non gli avrebbero risparmiato dolorose vesciche ai piedi.

La lunga fila di Plotoni si sgranò lungo le strade deserte e silenziose di una Modena ancora dormiente. Di tanto in tanto qualche metronotte in bicicletta incrociava la colonna e si fermava perplesso ad osservare. D’un tratto un panificio con la saracinesca semialzata diffuse nell’aria fredda un caldo e piacevole profumo di pane appena sfornato, ma i pensieri di C.U. andavano ai suoi poveri piedi indifesi e doloranti.

                                                     Umberto C.