QUARANTENNALE DELLA “PRIMA STELLETTA”

(Torino, 1 ottobre 2004 – Scuola d’Applicazione d’Arma)

ALLOCUZIONE

 

Gentili Signore, Signori Ufficiali, Cari Comandanti ed Insegnanti, in un momento così denso di significati e di emozione per tutti noi del 19° Corso, desidero esprimere, anzitutto, un ringraziamento alla Scuola d’Applicazione per aver voluto conferire una così bella cornice al Quarantennale della nostra “Prima stelletta”.

Abbiamo voluto riunirci qui a Torino, perché qui affluirono gli Ufficiali delle Varie Armi, cioè la maggior parte di quei giovani Allievi ufficiali che erano entrati a Modena il 26 ottobre del 1962.

Ma questa è una cerimonia che vuole comprendere l’intero 19° Corso.

Con noi vi sono, infatti, i Colleghi Carabinieri, gli Automobilisti (come si chiamavano allora gli Ufficiali dell’odierna Arma dei Trasporti e Materiali), i Commissari e gli Amministratori che dopo Modena affluirono alle loro Scuole di Formazione ubicate a Roma e Maddaloni.

La loro presenza testimonia ancor una volta che lo spirito di corpo che anima il nostro Corso è ancora forte e vitale.

Siamo, infatti, tutti insieme, ancora oggi, dopo 42 anni!

Tutti insieme, il 19° Corso dello “Stile”!

Tutti insieme, la magnifica “Una Acies” di papà Viligiardi, il nostro Comandante in Accademia.

E mi piace sottolineare la carissima e fortemente apprezzata presenza di ex Comandanti e Professori. Anche loro rappresentano emblematicamente i Comandanti ed istruttori delle Scuole di Roma e Maddaloni.

Essi sono ancora qui al nostro fianco, quasi a voler continuare, superando la dimensione del tempo, quella funzione formativa che con tanta professionalità e dedizione hanno svolto nel biennio 1964-66.

 

40 anni, dalla nostra “Prima Stelletta”! Per i giovani che ci ascoltano e che ci osservano, un arco di tempo enorme.

Certo, questo lungo arco temporale ha segnato il fisico ed i ranghi di tutti noi del 19° Corso. Tanti Colleghi ci hanno lasciato definitivamente per andare lassù nell’azzurra oasi del cielo.

Li ricorderemo con i migliori sentimenti  fra poco, quando deponendo una Corona al Monumento ai Caduti della Scuola,  idealmente porgeremo un omaggio anche alla loro Memoria.

Ascolteremo i loro 34 nomi e ciascuno nome sarà una stilettata per i nostri cuori.

 

Dicevo che il 26 ottobre del 1962 eravamo entrati giovani, giovani trepidanti e timorosi, nella severa sede dell’Accademia Militare di Modena.

Furono due anni di impegno duro, come è giusto che sia, per formare la “tempra buona” di quanti dovranno difendere la Patria dalle più consistenti minacce alla nostra indipendenza, alla nostra libertà, alla nostra convivenza sociale, alle nostre possibilità di progresso.

 

Dopo quei due anni, finalmente il premio tanto agognato: la “Prima Stelletta”.

Un primo traguardo, il primo gradino di una scala da percorrere sempre con tenacia, sacrificio, impegno, totale dedizione al Servizio ed al Dovere.

Eravamo ormai Ufficiali e raggiungevamo le Scuole d’Applicazione d’Arma per completare, con un ulteriore tratto, il nostro severo percorso formativo.

Ci sono voluti quasi trent’anni per riconoscere a questo percorso la durezza, la completezza e la dignità di un percorso universitario di laurea!

 

Ma ritorniamo alla nostra “Prima Stelletta”. Eravamo nel 1964.

Proprio in quegli anni raggiungeva il suo apice la radicale contrapposizione tra il mondo occidentale e quello orientale.

Contrapposizioni accesa che si svolgeva “sulla soglia dell’abisso nucleare” e connotata da una certa simmetricità in termini di mezzi e valori.

 

In questo scenario, noi del 19° eravamo lì, fermi e determinati a dare il nostro più ampio contributo al ruolo assunto dal nostro Paese.

 

La contrapposizione est-ovest è stata superata poco più di dieci anni fa, quando, con ingenua speranza, sembravamo in grado di cogliere il frutto maturo della pace.

La funzione militare sembrava ormai del tutto svuotata di contenuti.

Ma la storia ha ripreso di colpo il suo ruolo.

 

Quante cose, nel bene e nel male, sono cambiate in questo scenario e nella nostra vita di tutti i giorni!  Penso di poter affermare che oggi lo scenario che abbiamo davanti sia ancora più complicato.

A ben riflettere, il mondo della guerra fredda era ben delineato nei suoi aspetti geo-politici, in virtù di quella simmetricità cui ho fatto cenno.

 

Oggi, invece, nuove contrapposizioni, di civiltà e di culture, agitano il  panorama mondiale. Alla perfetta simmetricità di un tempo, si sta sostituendo ora una doppia asimmetria, di mezzi da un lato e di valori dall’altro.

Il mondo occidentale prevale certamente in termini di mezzi; ma quegli stessi valori che costituiscono colonne portanti della nostra civiltà si rivelano punti di vulnerabilità su cui incide spietatamente una controparte non ben configurata

 

Doppia asimmetria, quindi, che rende ancora più incerto il cammino per il futuro, ma che conferma, ancora una volta, l’essenzialità della funzione assegnata alle Forze Armate, per la difesa dalle minacce esterne ed interne.

 

Funzione delle Forze Armate che non è stata, non è e non sarà mai una funzione di comodo!

E’ una funzione cui sono strettamente connessi la disponibilità al sacrificio, il senso del Dovere, la fede in ideali belli e puri.

 

Per questo, con il permesso del Comandante della Scuola, vorrei rivolgermi ai più giovani presenti in questa Sala: la vita militare non è, non sarà e non deve essere una vita di comodo, di agi e di benefits, ma una missione da svolgere con assoluta dedizione agli migliori ideali fondanti della nostra Istituzione.

 

Sono gli ideali che ci hanno additato a suo tempo i nostri Comandanti ed Insegnanti e che noi del 19° abbiamo tentato di coltivare ogni giorno della nostra quarantennale vita “operativa” svolta al servizio del nostro Paese, con le stellette o meno.

 E’ stata una vita dura, che ha impresso in ciascuno di noi un marchio sublime, ancora netto e vivo dopo quattro decenni, sicuramente indelebile per tutta la vita.

Ci hanno sostenuto le persone più care, familiari ed amici, che desidero ringraziare vivamente, a nome di tutti noi del 19°.

 

Vorrei concludere con espressioni augurali.

In primis, per questa Scuola e per tutte le Scuole formative delle Forze Armate affinché possano continuare, con la tradizionale severità, professionalità ed efficacia l’opera formatrice di personalità e di cuori.

Poi per i nostri Comandanti, per i nostri Istruttori e per tutti quanti assistono a questa Cerimonia, l’auspicio che il futuro possa consentire la realizzazione di ogni più cara aspettativa.

Per noi, cari Colleghi del 19°, vorrei riprendere le belle parole augurali formulate dal nostro Capo Corso Luigi Crocetti in occasione del Quarantennale dell’ingresso in Accademia: auguriamoci Serenità e Fortuna, per l’ulteriore lungo percorso delle nostre esistenze.

 

Il nostro è il Corso dello “Stile” è il Corso dell’Una Acies”; una sola schiera anche se i provvedimenti ordinativi sopraggiunti ci collocano in diversi organismi. Ma ci anima lo spirito di Corpo e lo spirito di cameratismo. Proprio a sottolineare maggiormente questo spirito unitario, vorrei avere qui al mio fianco i nostri colleghi in servizio più elevati in grado presenti, il Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri Goffredo Mencagli, il Ten. Gen. dell’Esercito Marcello Ingrosso ed il Magg. Gen. Domenico Benedetti, pregandoli di rivolgere un breve saluto alla Sala ed al nostro Corso.

Ho terminato. Grazie a tutti per la cortese attenzione.