Tindari
All’ombra di un pino al
cielo proteso
per carpire la luce che
t’abbraccia,
accarezzando le tue pietre
che mute segnano tempi
antichi
e versi di poeti
imperituri rimembrano,
Tindari, qui sto,
e il mio sguardo gira intorno
per sentieri tortuosi e rupestri pendii.
Maestoso il santuario su
roccia si erge
verso spiagge cadente a miracolo mostrare.
Fermo il turista
nell’orizzonte penetra
ove navi un tempo
i loro pennoni mostravano
e pietre posero per mitici eroi.
Eolo di fronte i suoi venti libera
per arieggiare gli spettatori attenti.
Percorro passi del poeta
che Tindari cantò nella fortezza
dell’anima chiusa in una
vita amara
che ramingo lo prese
strappato alla natia
terra.
Alla Madonna nera mi
prostro
che parla
all’anima del
pellegrino errante,
qual io sono
nel declinar della vita.
Salvatore Calabrò