UN NUOVO LEADER DALLA FORTE PERSONALITA’: MARGARET THATCHER (1979 - 1984)

I primi anni ’80 sono rimasti nella storia dell’Europa come quelli dell’europessimismo. Fu una fase di transizione fra la lunga crisi degli anni Settanta ed il fervore d’iniziative che, dalla seconda metà degli anni Ottanta, si estenderà a tutto l’ultimo decennio del secolo.

Per tutto il periodo la Comunità fu assorbita dal negoziato sul contributo finanziario della Gran Bretagna. “I want my money back” così aveva esordito il nuovo Premier inglese la signora Margaret Thatcher, del partito conservatore, tradizionalmente avverso all’Europa.

Il suo atteggiamento fu intransigente in ogni circostanza fino a bloccare tutta la macchina comunitaria, perché il mancato accordo sul contributo inglese rendeva impossibile la fissazione dei prezzi agricoli.

I problemi immediati furono risolti con compromessi temporanei e non risolutivi.

 

Una tappa importante della vita comunitaria furono le prime elezioni a suffragio universale del Parlamento di Strasburgo che ebbero luogo il 7-10 giugno ’79. Furono eletti 410 deputati:

·        81 per Germania Federale, Francia, Italia e Gran Bretagna;

·        25 per l’Olanda;

·        24 per il Belgio;

·        16 per la Danimarca;

·        15 per l’Irlanda;

·        6 per il Lussemburgo.

I Deputati per i Paesi entrati successivamente saranno 24 per la Grecia, 60 per la Spagna e 24 per il Portogallo.

 

Dopo le elezioni politiche nazionali, emersero sulla scena europea due grandi leader (Mitterrand per la Francia ed Helmuth Kohl per la Germania) che avrebbero dato un contributo decisivo per il rilancio dell’Europa.

 

Per superare la situazione di sostanziale arresto del processo di integrazione, nel giugno dell’83, nel vertice di Stoccarda, il Consiglio europeo concordò la “Dichiarazione solenne sull’Unione europea” che conteneva un impegno per una maggiore cooperazione politica (anche se priva di valore cogente).

Nel febbraio dell’84 poi l’Assemblea approvava una proposta di nuovo Trattato preparata dall’italiano Spinelli. Tale proposta prevedeva:

·        la trasformazione della Comunità in Unione (ispirazione federalista);

·        la ridistribuzione dei poteri all’interno delle istituzioni esistenti (il Consiglio europeo ne continuava ad essere l’organo motore, mentre il Parlamento e la Commissione acquisivano connotazione e poteri simili ai Parlamenti e Governi nazionali);

·        l’istituzione di un Consiglio dell’Unione (distinto dal Consiglio europeo) concepito come seconda Camera;

·        l’introduzione (per la prima volta) del concetto di “sussidiarietà”. In pratica l’Unione aveva competenze esclusive in determinati campi, mentre in altri dovevano provvedere gli Stati, ma se questi avevano difficoltà poteva intervenire l’Unione;

·        l’introduzione di una nuova procedura di ratifica, secondo cui il Parlamento europeo, agendo come Assemblea Costituente, definiva la “grande riforma” e i parlamenti nazionali la approvavano.

Questo nuovo Piano fu valutato troppo “ardito” e fu accantonato; esso fu l’ennesimo, infruttuoso tentativo dei federalisti di far prevalere le loro ragioni ideali su quelle pratiche dei funzionalisti.

Come indicato più volte in precedenza, sulle sorti della Comunità pesavano le ingenti somme necessarie per la Politica Agricola Comune (PAC) che assorbivano quasi la totalità del bilancio comunitario. Un accordo per la riduzione di costi della PAC fu raggiunto nel 1988. In tal modo la quota di bilancio per la PAC passerà dall’80% al 60% del 1990.

La conseguente disponibilità di risorse finanziarie consentì di avviare alcune iniziative in altri settori fra cui quelle nel campo della:

·        ricerca (programma Eureka);

·        cultura (programmi Erasmus);

·        tecnologia (centro per l’impiego pacifico dell’arma atomica; Arianspace per la produzione e commercializzazione di vettori Ariane per lancio di satelliti dalla stazione spaziale di Kourou).

 

Gli anni 80 videro anche l’ingresso di nuovi Paesi:

·        Grecia (1981);

·        Spagna e Portogallo nel 1986.