I PROBLEMI, IL FUTURO E LA NUOVA COSTITUZIONE

 

I problemi ed il futuro dell’Europa

L’allargamento ad est, poi, riportava in primo piano un dibattito sul futuro dell’Unione. Era il dilemma di sempre: federazione o confederazione?

Alla conferenza di Nizza del dicembre 2000 è stata approvata la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea” che garantisce a tutti i suoi cittadini il rispetto della dignità, libertà, uguaglianza e solidarietà. Sembrava il primo passo ed un forte impulso verso una Costituzione europea, anche per rispondere alle sfide della “globalizzazione”. Da più parti, infatti, si avvertiva che “gli Stati nazionali non hanno più la massa critica per intervenire in modo efficace nella mondializzazione”.

 In tal senso, nello stesso Consiglio di Nizza, fu adottata una “Dichiarazione sul futuro dell’Unione europea”, in vista di una Conferenza intergovernativa del 2003-2004, auspicando una riforma istituzionale con quattro punti base:

·        più chiara delimitazione delle competenza fra Unione e Stati membri, tenendo conto del principio di sussidiarietà;

·        adozione della “Carta dei diritti fondamentali”;

·        semplificazione dei Trattati per renderli più comprensibili all’opinione pubblica;

·        ruolo dei Parlamenti nazionali nell’architettura istituzionale europea.

 

Per concretare ciò è stata designata una Convenzione (una sorta di Assemblea costituente), guidata dal francese Valery Giscard d’Estaing, e composta di 105 rappresentanti, di cui:

·        15 rappresentanti dei Capi di Stato e di Governo;

·        30 membri dei Parlamenti nazionali (due ciascuno);

·        16 membri del Parlamento europeo;

·        2 rappresentanti della Commissione;

·        13 esponenti dei Paesi candidati all’adesione;

·        26 parlamentari degli stessi Paesi.

A costoro si aggiungevano 15 osservatori in rappresentanza di varie categorie.

All’interno della Convenzione fu costituito un Presidium di 12 membri con il compito da preparare i testi da discutere.

Dopo 15 mesi di lavoro, la Convenzione ha elaborato un testo, frutto di un faticoso compromesso.

Pur con questi limiti, tuttavia, il lavoro della Convenzione Giscard non è stato approvato, come si auspicavano soprattutto gli italiani, durante la Conferenza intergovernativa del dicembre 2003.

A ciò hanno contribuito anche le guerre in Afghanistan ed in Irak, sviluppatesi a seguito dell’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001. Di fronte a questi eventi, l’Europa si è presentata ancora un volta divisa, con Francia e Germania decisamente ostili e GB, Spagna ed Italia (ed altri Paesi minori dell’est europeo) favorevoli agli USA. Ancora una volta la politica estera e di difesa ha fatto

naufragare le aspirazioni comunitarie. L’espressione, con tonalità dispregiativa, “l’Europa dei mercanti” sembrava trovare ancora una volta conferma.

Come sempre, nei momenti difficili, tuttavia l’Europa ha trovato uno scatto d’orgoglio ed il 18 giugno del 2004 è stata approvata la nuova Costituzione.

 

 

La nuova Costituzione

Il Trattato Costituzionale unico è composto da un Preambolo e da quattro parti:

·        la prima parte contiene le disposizioni che definiscono l’Unione, i suoi obiettivi, le sue competenze e le sue Istituzioni;

·        la seconda parte incorpora la Carta dei diritti fondamentali, già approvata a Nizza nel 2000;

·        la terza parte riguarda le politiche e il funzionamento della Ue;

·        la quarta parte contiene le «clausole finali».

 

Ne derivava un quadro d’insieme che supera la suddivisione nei tre “pilastri” di Maastricht ed Amsterdam, a beneficio di una struttura con maggiore unicità.

Tra i punti salienti della nuova Costituzione figurano:

·        il Presidente del Consiglio europeo rimarrà in carica per due anni e mezzo, con mandato rinnovabile;

·        la Commissione sarà composta da 25 membri, uno per ogni Paese dell’Unione. Manterrà questo assetto fino al 2014, quando il numero dei commissari sarà pari ai due terzi degli Stati membri;

·        il Parlamento europeo ottiene più poteri, estendendo la sua piena compartecipazione all’iter legislativo in circa 80 materie, quasi il doppio di quelle attuali;

·        la validità di una votazione a maggioranza è subordinata ad alcune condizioni:

-         dovranno votare a favore almeno il 55% degli Stati ed il 65% della popolazione;

-         il gruppo di maggioranza dovrà essere formato da almeno 15 Paesi;

-         la «minoranza di blocco» dovrà essere formata da almeno 4 componenti della UE;

-         se un Paese ritiene che una delibera comprometta interessi fondamentali, può impegnare il Consiglio a continuare il confronto;

-         in alcuni settori chiave, come il fisco, il Consiglio dei Ministri potrà decidere solo all’unanimità.

 

Come si può vedere, un certo passo che, pur lontano dalle aspettative iniziali, rappresenta comunque un balzo in avanti nella vita comunitaria. Ed è incoraggiante constatare che questo risultato sia stato conseguito nel il primo vertice europeo a Venticinque. Ma non si può nascondere che la sospirata Costituzione europea è anche carica di difetti e di macchinose insufficienze imposte dagli Stati. Non appaiono completamente sciolti i nodi della politica estera e della difesa comune, settori che, nonostante la nuova figura del Ministro degli Esteri, figurano tra i settori «imbrigliati». Sono proprio questi, invece, i settori in cui emerge l'immagine di uno Stato o di una Unione di Stati, in cui si rende riconoscibile e credibile un’identità, con la capacità, presso i popoli, di provocare emozioni e se necessario mobilitazioni.