L’EUROPA AL TERMINE DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

Il Novecento si apre con la prima guerra mondiale, la grande guerra fratricida degli europei.  Durante l’evento bellico, cade quel senso di appartenenza ad un’unica realtà civile, geopolitica, economica e sociale. A ciò si accompagnava anche la percezione di un ridimensionamento del ruolo primario fino ad allora svolto, “in solitudine”, dall’Europa sulla scena mondiale.

Emergeva una nuova realtà geopolitica ed economica: gli Stati Uniti d’America che avevano svolto un ruolo decisivo per la conclusione della guerra e cominciavano a diventare un riferimento sempre più importante per l’idea e lo sviluppo del progresso umano. La nuova realtà cominciava a soppiantare quel ruolo “solitario” che l’Europa aveva sempre svolto. Gli USA cominciavano ad eccellere nella scienza, nella tecnica, nella economia, nella organizzazione del lavoro e nel funzionamento dei pubblici servizi. Ormai il “faro” della civiltà del mondo non era più solo l’Europa.

Sono gli stessi Stati Uniti d’America, e per essi il Presidente Woodrow Wilson, ad elaborare un progetto per la costituzione di un organismo sovranazionale “la Società delle Nazioni”, quale sede per la rappresentazione degli interessi specifici, la composizione delle controversie e l’esercizio di una vigilanza attiva sulle violazioni del nuovo sistema di equilibrio. A differenza del Congresso di Vienna, é assunto a valore fondamentale il principio della nazionalità: “i popoli hanno diritto all’autodeterminazione nazionale … tutte le aspirazioni nazionali ben definite dovranno ricevere la soddisfazione più completa che possa venire accordata”. Questo l’intendimento ed il sogno.

In realtà, l’Europa che emergeva dai trattati di pace presentava situazioni contraddittorie, con un assetto del tutto squilibrato. A molte popolazioni non erano riconosciute le legittime aspirazioni nazionali.

In questo scenario di precarietà e di nuove tensioni, nel 1919, la Società delle Nazioni viene istituita, ma ad essa non partecipano gli Stati Uniti che, dopo averla promossa, si ritirano nel loro isolazionismo. La Società delle Nazioni nasce “zoppa” e finirà per avere un ruolo sempre più debole ed ininfluente nelle relazioni internazionali.

 

 

IL DIBATTITO FRA LE DUE GUERRE MONDIALI

La “Società delle Nazioni” era un organismo internazionale deputato a regolare i rapporti fra le Nazioni, ma senza alcuna capacità coercitiva.

In Europa, ove prevalentemente si era svolto il conflitto e dove si lamentavano le maggiori perdite, si cercò di andare ancora oltre ipotizzando la costruzione, non di un “foro internazionale di dibattito”, com’era la Società delle Nazioni, ma di una struttura sovranazionale che assorbisse alcune porzioni della sovranità dei singoli Paesi.

Prendeva, così, corpo l’idea di un’Europa federata. Non era un’idea del tutto nuova perché essa aveva già avuto una prima (sia pur breve) realizzazione, nell’800, con Carlo Magno.

Dopo quella esperienza, tuttavia, l’idea di un’Europa federata, come risulta dalle analisi precedenti, era rimasta un’utopia d’intellettuali e di singole personalità, ma non aveva mai dato corpo a movimenti politici organizzati. Solo dopo la prima guerra mondiale l’idea di un’Europa unita diventava programma di movimenti militanti e d’elitès dirigenti.

Il primo di questi movimenti nacque per iniziativa del conte austriaco Richard Coudenhove-kalergi che auspicava una “federazione europea fondata sul principio dell’unione e non dell’unità” e metteva in guardia l’Europa dai nuovi centri di potenza che si profilavano nel mondo (USA, Giappone ed Unione Sovietica). Per difendersi doveva nascere un blocco europeo, intorno all’asse tra Francia e Germania (cioè proprio quei Paesi che più volte avevano rotto l’equilibrio europeo). 

Il Progetto del Kalergi riscuote un grosso successo: il 5 settembre del 1929, il Presidente del Consiglio francese Aristide Briand (premio Nobel per la pace) lo presenta, con accorati appelli, all’assemblea della Società delle Nazioni. Sembra cosa fatta. Non sarà così! Come sempre, non volendo risolverlo, l’assemblea affidò il progetto ad un Comitato di studio. Non se ne saprà più nulla!

Pur con questa incapacità ed inerzia di fondo, vennero fatti alcuni passi lungo il sentiero della pace:

·        1922 = conferenza di Washington sul disarmo;

·        1925 = patto di Locarno fra Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna, a garanzia della frontiera tra Francia, Belgio e Germania;

·        1928 = Patto Briand – Kellogg per il bando della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti internazionali (vi aderiscono circa 60 Paesi).

 

La grave crisi economica del 29 segnava la fine delle speranze e delle illusioni. Di fronte ai difficili problemi economici contingenti, crollavano le intese faticosamente abbozzate ed i particolarismi nazionali riprendevano il sopravvento, adottando soluzioni autonome ed inevitabilmente conflittuali. Anche l’America tentò di risolvere i suoi problemi raddoppiando le barriere doganali e confermandosi in un isolazionismo politico e culturale che durerà fino alla tragica domenica di Pearl Harbour. Sul piano tariffario, analogamente si comportarono i maggiori Paesi europei. Il commercio mondiale ne risultò dimezzato.

Crollava quel libero commercio che era considerato la migliore garanzia della pace. Invece di unire, com’era nelle speranze degli europeisti, la crisi economica divideva. Nasceva una nuova versione del nazionalismo, questa volta a valenza economica che riaccendeva ed alimentava quello politico. A ciò concorreva, in maniera significativa, anche la presenza di regimi dittatoriali quali quello nazista in Germania, fascista in Italia, franchista in Spagna.

Si spaccava il movimento di Kalergi e quello paneuropeo si disperdeva.

In parallelo con la caduta del commercio internazionale, crollava il sistema di sicurezza collettiva. Nel 1931 il Giappone iniziava l’aggressione alla Cina e nel 33 si ritirava dalla Società delle Nazioni. Nel ’35 si verificava l’aggressione italiana all’Etiopia; seguivano il riarmo tedesco e l’annessione della Renania; scoppiava la guerra civile spagnola.  Seguivano, nel ’38 l’annessione dell’Austria e nel ’39 quella della Cecoslovacchia. Il 1° settembre ’39 iniziava il secondo conflitto