L’EURATOM, I TRATTATI DI ROMA E LA CRISI DI SUEZ

 

La nascita del Mercato Comune, dell’EURATOM ed i Trattati di Roma (25 marzo 1957)

I francesi ed in particolare Monnet continuavano, tuttavia, ad accarezzare l’ipotesi di rilanciare l’Europa a “sei”. Monnet pensò subito ad un accordo per l’utilizzazione pacifica dell’energia nucleare, anche quale soluzione per la grave crisi energetica che diventava sempre più acuta in un’Europa in rapida espansione economica. Monnet si rese conto che se la proposta fosse partita dalla Francia essa avrebbe suscitato le perplessità degli altri Paesi europei, scottati dall’esperienza CED. Si rivolse allora al belga Paul-Henri Spaak (un altro “Padre” dell’Europa) che fece sua l’idea, l’ampliò ulteriormente e si adoperò in tal senso. In nome del Benelux, Spaak presentò un Memorandum nel maggio del ’55 con cui si chiedeva il rilancio dell’Europa attraverso:

·        la fusione progressiva delle singole economie nazionali da ottenere mediante la creazione di grande Mercato Comune;

·        la parallela stipula di un accordo sull’uso pacifico dell’energia nucleare.

 

Il memorandum fu discusso nell’incantevole scenario di Taormina, nel successivo giugno ’55, ove emersero due orientamenti:

·        quello francese, favorevole ad una graduale integrazione “settoriale” dell’economie dei “Sei” (trasporti, energia nucleare, poste e telecomunicazioni, etc.);

·        quello tedesco e del Benelux, orientato ad un’integrazione “orizzontale” (cioè globale) delle economie.

L’Italia era favorevole a questa ultima tendenza.

Fu costituito un apposito Comitato che elaborò un Rapporto che fu presentato in un’altra Conferenza, svoltasi in un’altra incantevole località italiana, Venezia, nel maggio ’56. Nonostante la resistenza francese, l’Italia si adoperò fino a giungere ad un accordo definitivo. A titolo di riconoscimento per tale operato, fu deciso che i Trattati istitutivi del Mercato Comune Europeo (CEE) e dell’EURATOM fossero firmati a Roma. Ciò avvenne in Campidoglio il 25 marzo ’57.

 

La CEE si proponeva di promuovere uno sviluppo armonico delle economie degli Stati membri ed, a tal fine, venivano definite 4 obiettivi:

·        un’Unione doganale con una progressiva eliminazione dei dazi “interni” e l’istituzione di un’unica tariffa “esterna” al territorio dei “Sei”;

·        la libera circolazione di cittadini, servizi e capitali;

·        l’instaurazione di politiche comune nei settori agricolo, trasporti ed altri settori economici;

·        la creazione di strumenti per valorizzare le regioni sottosviluppate e le forze lavoro inutilizzate;

Tutti gli obiettivi dovevano essere raggiunti in 3 fasi di 4 anni ciascuna.

Il Trattato entrava in vigore il 1° gennaio ’58 ed entro il ’69 i dazi interni dovevano essere completamente eliminati. Durante questo periodo transitorio (12 anni) il sistema decisionale doveva essere all’unanimità; successivamente sarebbe stato introdotto quello maggioritario. I 3 Paesi maggiori (FR, GE, IT) avevano 4 voti, BE e NL 2 voti e LUX 1 solo voto. La calibrazione dei voti era tale che i Paesi del Benelux + un Paese maggiore potessero raggiungere la maggioranza. Tuttavia, questo sistema di votazione a maggioranza sarà rinviato “sine diem”.

 

Il secondo Trattato firmato a Roma, quello dell’EURATOM, si proponeva di coordinare le attività scientifiche, tecniche e commerciali nel settore della energia nucleare a scopo pacifico. I tempi d’attuazione di questo Trattato erano più contratti (un anno).

 

In complesso, dopo i Trattati di Roma, in Europa erano presenti 3 Comunità distinte (CEE, EURATOM e CECA) e per regolarne l’attività erano previsti i seguenti Organi decisionali e/o esecutivi:

·        un Consiglio dei Ministri (con distinte funzioni per ciascuna Comunità);

·        3 Commissioni esecutive (quella per la CEE con 9 membri, per l’EURATOM 5 membri e l’Alta Autorità della CECA di 5 membri) (esse saranno successivamente fuse);

·        un’Assemblea comune, composta di 142 parlamentari, eletti dai Parlamenti nazionali (solo dopo 22 anni saranno eletti a suffragio universale), con funzioni di controllo nei riguardi delle decisioni delle Commissioni (decisione con maggioranza di 2/3);

·        una Corte di Giustizia, unica per le 3 Comunità.

 

Vennero, inoltre, creati alcuni Organi consultivi:

·        Comitato economico – sociale (sindacati, imprenditori, etc.);

·        Banca Europea degli Investimenti (BEI);

·        Fondo sociale europeo;

·        Comitato monetario;

·        Agenzia per gli Approvvigionamenti dell’EURATOM.

 

Gli organismi chiave di queste nuove realizzazioni erano il Consiglio dei Ministri e la Commissione esecutiva. La novità era proprio che quest’ultima, incaricata di attuare i Trattati, era formalmente indipendente dai Governi. Tuttavia, il vero centro deliberativo era il Consiglio dei Ministri che diventava, nel contempo, organo deliberativo ed esecutivo. Il terzo pilastro della CEE, cioè l’Assemblea parlamentare aveva poteri assai limitati e rivolti solo all’operato della Commissione, ma non a quello del Consiglio dei Ministri.

Sui Trattati di Roma fu durissima la critica dei federalisti poiché, a loro parere, tutta la sovranità rimaneva nelle mani degli Stati membri. Tale critica si rivelò, tuttavia, eccessivamente pessimista. La CEE, infatti, anche se attraverserà momenti difficili che ne metteranno in forse la sopravvivenza, riuscirà a superarli proprio per i meccanismi di cooperazione ed integrazione previsti dai trattati di Roma.

Apertamente ostile alla CEE era l’Unione Sovietica che considerava la nuova istituzione un ulteriore elemento di divisione dell’Europa. Solo negli anni ’80, con l’avvento di Gorbaciov s’instaurarono relazioni ufficiali fra la CEE ed il Comecon.

 

 

La crisi di Suez (estate 1956)

Mentre erano in atto queste attività, esplose la crisi di Suez (estate ’56). Il Presidente egiziano Nasser, con un provvedimento unilaterale, nazionalizzò il canale di Suez (fino ad allora regolato da uno status internazionale). Il canale, realizzato con capitali occidentali nel secolo precedente e retto da una compagnia internazionale, rivestiva grandissima importanza per il traffico marittimo fra il Mediterraneo ed il Medio ed Estremo Oriente.

Gli Stati Uniti non si mossero per punire il “rais” egiziano. Furono la Gran Bretagna e la Francia ad avviare una fallimentare spedizione militare nell’ottobre del ’56, bocciata per il voto contrario espresso dall’ONU, ove per la prima volta, USA ed URSS votarono insieme una risoluzione per un immediato cessate il fuoco.

Questo evento dimostrò in modo drammatico il declino dell’influenza europea sullo scenario internazionale. Soprattutto per la tradizionale “grandeur” francese questo fu un colpo gravissimo.

Aumentò in particolare, per i francesi, il risentimento nei riguardi degli USA e prese ancora più corpo la loro determinazione a munirsi di un’arma atomica. Inizialmente, fu operato un tentativo di coinvolgere in questo progetto anche la Germania e l’Italia, ma dopo l’avvento del Gen. De Gaulle alla guida del Paese, la Francia decise di procedere da sola.

 

Nello stesso periodo, in Unione Sovietica giungeva al potere Nikita Kruscev che nel corso del XX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (PCUS) denunciava i crimini commessi da Stalin. Sembrava aprirsi una nuova era nei rapporti fra i due blocchi e veniva avviato il periodo della “coesistenza pacifica”. Ciò innescò, all’interno del mondo comunista la ricerca delle cosiddette “vie nazionali” al socialismo, con i primi fermenti di libertà. Poco dopo, la brutale invasione dell’Ungheria da parte delle forze corazzate sovietiche fece rapidamente svanire molte illusioni. In Italia si verificò la rottura fra il Partito Comunista ed il Partito Socialista, fino ad allora entrambi all’opposizione. Infatti, mentre i socialisti votarono a favore della CEE e dell’EURATOM, i comunisti continuarono a dichiararsi contrari.