LA CECA, LA CED e L’UEO

 

La Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (18 aprile 1951)

In quegli anni emergeva un grande “Padre dell’Europa”, Jean Monnet, uomo di grandissimo prestigio personale e di grande influenza anche presso americani ed inglesi. La sua prima idea, accettata dal governo francese, fu la creazione di un’Autorità internazionale del Carbone e dell’Acciaio. Secondo Monnet la ripresa economica della Francia rimaneva bloccata se non si risolveva rapidamente il problema della produzione industriale tedesca.

Sulla stessa lunghezza d’onda si mosse il cancelliere tedesco Adenauer (altro “Padre dell’Europa”) che, nel 50, nell’intento di favorire il reinserimento della Germania nel sistema internazionale a parità di condizioni, auspicava una completa unione tra Francia e Germania con la fusione delle rispettive economie. A questo punto (maggio ’50) Monnet formulò la proposta di un’Autorità dotata di poteri sovranazionali che doveva gestire, controllare e commercializzare la produzione di carbone ed acciaio di Francia, Germania e di quei Paesi europei che avessero accettato di partecipare.

Il Piano fu accettato da Schuman, Presidente del Consiglio dei Ministri francese, che lo fece proprio e lo presentò come “il primo passo verso una federazione europea” (in realtà esso costituiva la prima realizzazione del metodo funzionalista).

Adenauer dette un assenso immediato perché questo poneva la Germania sullo stesso piano di dignità di un potenza vincitrice.

Al progetto per la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) aderirono anche i Paesi del Benelux e l’Italia. L’Inghilterra rifiutò perché non poteva accettare il principio di un’autorità sovranazionale.

Il Trattato fu firmato il 18 aprile del ’51. Gli organi della Comunità erano i seguenti:

·        Assemblea, composta da 78 membri designati dai Parlamenti nazionali, con il compito di controllare l’operato dell’Autorità (questa Assemblea fu salutata come il primo nucleo del futuro Parlamento europeo);

·        Alta Autorità, composta da 9 membri (2 per FR, GE ed IT ed uno ciascuno per i Paesi del Benelux), che prendeva le decisioni a maggioranza semplice;

·        Consiglio dei Ministri, organo di collegamento tra i governi nazionali e l’Alta Autorità;

·        Corte di Giustizia, (7 giudici e 2 Avvocati generali);

·        Comitato Consultivo (57 membri in rappresentanza di sindacati, imprenditori e consumatori).

Le procedure di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali furono abbastanza rapide. Tuttavia è da evidenziare che le maggiori difficoltà per la ratifica emersero proprio in Francia, cioè nel paese che aveva assunto l’iniziativa per istituire la CECA.

Ciò anticipava l’opposizione alla cessione di sovranità nazionale, che troverà poi una manifestazione drammatica due anni dopo in occasione della ratifica del trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa (CED).

 

 

La breve “primavera” della Comunità Europea di Difesa (1950 – 1954)

Con le elezioni politiche, l’approvazione di una nuova Costituzione e la formazione del Governo, la Germania dell’Ovest riacquistava il rango di Paese libero sia pure condizionato dai pesanti vincoli del Trattato di pace. Queste realizzazioni istituzionali avviavano il nuovo Stato, sorto a seguito dell’instaurarsi della “Cortina di ferro” (Germania Ovest) verso un traguardo di piena e completa dignità nazionale. In tal senso, un primo riconoscimento avvenne con la creazione della Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), primo momento internazionale in cui la nuova Germania si univa a potenze vincitrici del secondo conflitto mondiale.

L’avvento della “guerra fredda” pose, inoltre, il problema di individuare il modo di coinvolgere la Germania Ovest nell'organizzazione difensiva che si stava edificando per opporsi alla minaccia dell'Unione Sovietica che sembrava sempre più incombente. Non si poteva, ovviamente, restituire a quel Paese la piena sovranità nel settore della Difesa nazionale. Ciò nel timore che un tale provvedimento avrebbe suscitato, da parte di paesi come la Francia ed il Benelux, che solo alcuni anni prima erano stati devastati dalla potenza delle armate tedesche. Per altro verso, il principale Teatro Operativo per la difesa da un’eventuale aggressione sovietica era costituito proprio da quelle ampie pianure tedesche che si offrivano come un invitante “scivolo” alla temuta progressione delle armate sovietiche.  Non era quindi ipotizzabile condurre una guerra difensiva in quel Paese senza coinvolgere anche le risorse umane e professionali tedesche. Andava, quindi, ricercato un modo attraverso cui il riarmo della Germania Ovest potesse avvenire in un quadro d’assoluta salvaguardia per evitare la rinascita di quel “nazionalismo militare tedesco”, riconosciuto come una delle principali cause del trionfo e dell’operato di Hitler.

Per l’individuazione di queste modalità di salvaguardia, si scontrarono due visioni:

·        quella degli USA, tendente ad un sistema di garanzie più “diluito” e, comunque, non a scapito della ormai ben delineata leadership militare americana in Europa (cioè il tutto doveva avvenire nel quadro della NATO);

·        quella francese, che puntava ad un sistema di garanzia più “rigido” e cautelativo.

 

A fattor comune per entrambe le visioni, la necessità che, almeno per un primo tempo, le unità tedesche da ricostituire fossero:

·        ad un livello ordinativo non elevato (max Divisione);

·        “diluite” in complessi di forze internazionali;

·        poste sotto comando alleato.

Al di là di queste forze non era riconosciuto alla Germania la possibilità di costituire altre unità da destinare ad esigenze nazionali. Inoltre, il riarmo tedesco andava inserito nel quadro di una sempre più spinta integrazione europea.

Molte ipotesi furono formulate, ma l’evento che fece precipitare le cose si verificò il 25 giugno del ’50 quando scoppiò la guerra di Corea che fu percepita come il preannuncio di un’offensiva sovietica nel Vecchio Continente.

Il Segretario di Stato americano Dean Acheson formulò una prima proposta, nel settembre ’50, che prevedeva la creazione di una forza integrata, sotto comando americano, formata da vari Contingenti nazionali e comprendente anche unità tedesche (“inserire almeno 10 Divisioni tedesche nelle schieramento atlantico”).

Al “piano Acheson” la Francia oppose il “piano Pleven” (dal nome del Presidente del Consiglio) che prevedeva la realizzazione di un “esercito europeo”, composto da sei Divisioni, con uno Stato Maggiore internazionale, posto agli ordini del Comandante in capo delle forze alleate. Il tutto posto sotto il controllo di un Ministro della Difesa europeo e di un’autorità politica da designare. La struttura rifletteva, in pratica, quella della CECA.

Il piano francese trovò l’opposizione americana, inglese ed anche degli stessi tedeschi.

Un certo riavvicinamento delle posizioni si verificò nel dicembre dello stesso anno ‘50 quando al comando della NATO fu designato il Gen. Eisenhower che stabilì la sede del suo Comando proprio a Parigi. Eisenhower era stato il Comandante delle forze armate alleate, aveva diretto lo sbarco in Normandia ed era, pertanto, considerato il “liberatore dell’Europa”.

 

Nel febbraio del ’51, per iniziativa francese, si aprì a Parigi una conferenza per l’organizzazione dell’esercito europeo, con rappresentanti di FR, GE, IT, BENELUX. Era questo un classico “approccio funzionalista” verso l’integrazione europea. Dopo alcuni mesi di situazione di “impasse”, anche per la contrarietà degli USA, una spinta decisiva venne da Jean Monnet (già artefice della CECA) che, dopo una serie di incontro con il Gen. Eisenhower, convinse gli americani dell’inutilità di uno scontro frontale sull’esercito europeo.

Alle successive attività dette un significativo contributo anche Alcide De Gasperi (Presidente del Consiglio italiano) che partecipò personalmente alle discussioni imponendosi, spesso, con il ruolo di guida, soprattutto nell’ottica di ampliare le finalità della Conferenza per trasformare la Comunità europea di difesa in una vera e propria comunità politico-economica. Gli inglesi furono, inizialmente, contrari all’iniziativa, tuttavia quando a settembre ’51 si verificò il ritorno dei Conservatori al governo (Churchill Primo Ministro ed Eden Ministro degli Esteri), essi assunsero una posizione più benevola nei riguardi della CED.

 

Nel corso di successive discussioni furono messi a punto gli istituti previsti per la CED:

·        un Collegio di Commissari (6 membri per sei anni);

·        un’Assemblea parlamentare (come quella della CECA);

·        un Consiglio dei Ministri (6 membri);

·        una Corte di Giustizia (la stessa della CECA).

Le lentezze europee spinsero gli americani a porre una sorta di ultimatum (“o trovate un accordo sull’esercito europeo o procediamo direttamente al riarmo di dodici divisioni tedesche”).

I protocolli istitutivi della CED vennero sottoscritti il 27 maggio del ’52.

Sul piano operativo erano previste divisioni nazionali da integrare in Corpi d’Armata internazionali che avrebbero fatto parte del Patto Atlantico, agli ordini del Comandante supremo unico.

Furono anche previsti protocolli aggiuntivi regolanti i rapporti dei sei della CED con inglesi ed americani.

La Germania ed i Paesi del Benelux depositarono la ratifica in tempi accettabili. In Italia, invece, problematiche politiche interne impedirono a   De Gasperi di ratificare prontamente un Trattato per il quale aveva speso tante energie personali. Nel giugno ’53 cadde il suo governo e De Gasperi si ritirò dalla scena politica. I successivi governi, sempre alle prese con problemi politici interni, decisero di attendere la decisione dei francesi.

In Francia si giocò quindi la sorte della CED. Anche qui, inizialmente, la preoccupazione di non avere una larga maggioranza a sostegno, impedì al governo francese di presentare il documento immediatamente. Anche in Francia si verificarono crisi di governo e sorgevano anche complicazioni derivanti dalla guerra d’Indocina in cui la Francia era “impelagata” in quel periodo. Contrari alla CED erano i gollisti ed i comunisti. Gli americani, superate ormai le remore iniziali, premevano per un’approvazione della CED minacciando un’unilaterale iniziativa per il riarmo della Germania.  Questa minaccia irritò maggiormente la sensibilità e l’orgoglio francesi.

Nel giugno del ’54 la Francia riuscì a risolvere la sua guerra in Indocina con un accordo per la divisione del Paese asiatico. Vi furono ulteriori pressioni americane che fecero precipitare la situazione. Il 30 agosto ’54 l’Assemblea nazionale francese bocciava il Trattato.

Le cause di questo infausto risultato possono essere le seguenti:

·        la mutata atmosfera internazionale che, dopo la morte di Stalin, faceva percepire come meno immanente il problema della sicurezza;

·        il ritorno di sentimenti nazionali e di istinti conservatori (che si riconoscevano in De Gaulle), a fronte di aspirazioni continentali;

·        la reazione degli ambienti della destra economica allarmata dall’apertura dei mercati;

·        l’attività dei gruppi politici e d’opinione neutralisti;

·        l’opposizione degli ambienti militari, contrari alla perdita di sovranità nei riguardi dei propri eserciti nazionali.

Quale motivazione di fondo vi era, peraltro, un’analisi errata e fuorviante dell’opinione pubblica: il bisogno di sicurezza e protezione era stato confuso con una presunta volontà “rivoluzionaria” di modificare le regole del vecchio Stato centralista. Gli eventi dimostrarono che gli Stati nazionali erano ancora forti e non ancora disposti a rinunciare alle loro prerogative.

 

 

L’Unione Europea occidentale (UEO), una breve illusione

Con la bocciatura della CED da parte della Francia caddero le illusioni di chi aveva puntato su una svolta federalista e ripresero fiato i sostenitori di un approccio funzionalista.

Si poneva l’esigenza di correre ai ripari. Il primo a capirlo fu il Primo Ministro francese Mendès France che temeva l’isolamento del suo paese e sapeva che il problema lasciato insoluto dal NO francese (al riarmo della Germania) non poteva essere eluso a lungo. Gli Stati Uniti chiarirono ancora una volta la loro posizione:

·        la sicurezza americana richiedeva un’Europa occidentale rafforzata. A tal fine occorreva procedere al più presto al riarmo tedesco ed all’inclusione della Germania nella NATO;

·        occorreva rovesciare le tendenze di divisione in Europa, puntare verso elementi di coesione e resistere alle crescenti tendenze neutralistiche.

 

La Gran Bretagna, anche nell’intento di rientrare in gioco nella diplomazia europea (da cui era stata esclusa nei lunghi mesi preparatori della CED) propose una Conferenza a “nove”, con i sei europei della CED + USA, Canada e Gran Bretagna. In tal modo, riconoscendo la sovranità tedesca, si ponevano le premesse per l’ingresso di questo Paese nella NATO. La proposta fu accolta e nella riunione di Parigi dell’ottobre ’54 fu steso l’accordo: nasceva l’UEO = Unione Europea Occidentale. I suoi organi erano:

·        struttura militare unitaria;

·        Consiglio dei Ministri degli Esteri, in rappresentanza dei Governi (con voto all’unanimità);

·        Agenzia per il Controllo degli Armamenti (con maggioranza semplice).

La Germania s’impegnava a costituire un esercito di 12 Divisioni, un’Aviazione ed una Marina.

In tal modo si realizzava anche il ritorno della GB sullo scenario continentale, anche quale elemento di garanzia nei riguardi dell’opinione pubblica francese. I processi di ratifica del Trattato dell’UEO si svilupparono normalmente ed il 5 maggio ’55 divennero operativi.

Bisogna tuttavia riconoscere che l’UEO non ha mai mostrato segni di grande vitalità anche perché quando si trattò di implementare il Trattato gli inglesi mostrarono di aver esaurito il proprio attivismo.