L’EUROPA NEL PERIODO ROMANO, NEL MEDIO EVO E NEL CINQUECENTO

L’idea d’Europa, come indicato in premessa, nasce in Grecia, ma è l’impero romano che, per un verso, ha diffuso, in tutto il mondo conosciuto, la civiltà greca e, per l’altro, ha costruito una base culturale e civile comune, solida e duratura, per secoli. In tal modo, Roma ha dato fondamenti e riferimenti essenziali al continente europeo, con una lingua, un sistema di leggi, un’organizzazione pubblica, uno stile di vita comuni. Quando poi quest’impero decadrà, le sue funzioni saranno ereditate dalla Chiesa Cristiana che troverà un terreno ed un ambiente adatti alla sua propagazione.

Nei dieci secoli del Medio Evo (dalla caduta dell’Impero romano nel 476 alla scoperta dell’America nel 1492) alcuni elementi nuovi arricchiscono l’idea d’Europa.

Da un lato le invasioni arabo saracene, provenienti dal Mediterraneo, investono i principali fari di civiltà e di potere romani, costituiti dalle grandi città costiere dell’Italia e della Spagna. Ciò provoca un arretramento dei predetti centri di potere verso l’interno ed emerge un nuovo “filone direzionale” costituito dal mondo gallo-germanico, la cui più compiuta espressione è l’impero carolingio.

Dall’altro si manifestano i primi progetti che mirano a promuovere un coordinamento dell’azione degli Stati d’Europa, con la previsione di istituzioni nuove per un governo comune dell’intero continente. Emerge, in sostanza, un primo esplicito riconoscimento dell’Europa come “patria” comune, con tutti i significati che questo termine comporta. Proprio per questo, i popoli più diversi che, guidati da Carlo Martello, si oppongono agli arabi nella battaglia di Poitiers, nel 732, sono chiamati con il nome onnicomprensivo di “europeenses”. Allo stesso Carlo Magno, che aveva ricomposto l’unità politica europea che era stata frammentata dalle invasioni barbariche, fu conferito, nell’anno 800, con il rango imperiale, il titolo di “rex patriae Europae”.

Un’ulteriore ed importante caratterizzazione dell’Europa, nel periodo medioevale, è la predominanza del concetto di unicità religiosa. L’imperatore si assume il compito di proteggere, promuovere ed estendere la cristianità occidentale e le stesse Crociate si spiegano in quest’ottica: la lotta contro i mussulmani per arrestarne l’espansione e per liberare il Santo Sepolcro impone agli Stati cristiani di mettere da parte le loro controversie e fare causa comune contro gli arabi ed i turchi. Questa esigenza fa fiorire progetti di grande rilievo; per la prima volta si parla di federazione, associazione, confederazione, termini che sono giunti fino ai giorni nostri.

La predominanza dell’elemento religioso rispetto a quello politico sarà un dato costante, fondamentale, di tutto il Medio Evo, con conseguenze positive e negative.

Infatti, se da un lato, tale elemento servirà a rinsaldare i popoli della parte occidentale, per l’altro, dopo lo scisma della Chiesa ortodossa, contribuirà ad una separazione fra la parte occidentale e quella orientale del Continente: il mondo slavo che, in qualche modo era stato assorbito ed amalgamato dall’impero romano, si trovava ora, ancora una volta, discriminato e ricacciato al di là del “limes” imperiale.

Inoltre, quando, nella seconda metà del Quattrocento, si verificherà il clamoroso evento della caduta di Costantinopoli e la fine dell’Impero d’Oriente, l’islamizzazione di questa parte d’Europa e dei Balcani creerà un ulteriore arretramento del concetto d’Europa, ormai geograficamente limitato alla sua parte occidentale.

Solo con la cultura umanistica, che apre la strada alla civiltà del Rinascimento, la “presa religiosa” si allenterà e comincerà ad emergere il concetto di europei non solo come fedeli di una comune religione, ma, piuttosto, come abitanti che vivono in un certo luogo geografico e segnati tutti dalla stessa unità culturale e morale, dalla medesima civiltà, nonostante le suddivisioni e gli scontri fra le fazioni e gli Stati. 

L’idea d’Europa si connota quindi, nel Cinquecento, di un ulteriore, importante significato: quello politico. Lo enfatizza Nicolò Machiavelli quando afferma che l’idea della cristianità come fondamento della civiltà comune europea deve essere superata poiché ciò che vale per la definizione di civiltà è l’organizzazione politica. L’autore del “Principe” si spinge ancora oltre elaborando la proposta di individuare delle forme per garantire l’equilibrio politico fra gli Stati europei; teoria che sarà continuamente ripresa e, talvolta, anche applicata nei secoli successivi fino ai giorni nostri.  Un esempio concreto di tale equilibrio sarà raggiunto in Europa con la pace di Westfalia del 1648, al termine della terribile guerra dei trent’anni che aveva visto come protagonisti la Francia, da un lato, e gli Asburgo d’Austria e di Spagna, dall’altro.