Cronaca da un Raduno

IL QUARANTENNALE DEL 19° CORSO

Straordinaria partecipazione di Allievi, familiari ed amici.

La commozione del Capo Corso e la sua toccante allocuzione.

L’interminabile elenco dei deceduti.

(Modena 16 novembre 2002)

 

 

Chissà cosa avranno pensato gli Allievi e le Allieve del 183° e 184° Corso dell’Accademia Militare quando si sono schierati in Cortile d’Onore e si sono trovati di fronte, al di là del corridoio centrale, una massa compatta di sessantenni fieri ed impettiti. Tanti, tantissimi, oltre 150, schierati nelle antiche quattro Compagnie di allora. Ed in tribuna, festanti e trepidanti come loro, oltre 200 familiari ed amici. Fra di loro spiccano le vedove di tre nostri Colleghi di Corso, Cognata, Follo e Tita. Ed ancora tanti nostri Comandanti di allora ed alcuni insegnanti ed istruttori.

La banda della Scuola Trasporti e Materiali (messa a disposizione dal collega Vincenzo De Luca) a fare da colonna sonora a questa splendida cerimonia. L’antico orologio della torre a battere i 12 rintocchi del mezzogiorno, gruppi di bandiere tricolori ai lati del Cortile agitate dal forte vento, bandierine grigio-azzurre, con il numero 19 campeggiante, mosse da tante mani trepidanti in tribuna.

Momenti solenni resi ancora più intensi dalla secolare severità dei luoghi. Una giornata di novembre, non fredda, ma con minaccia di temporale incombente. Un solo scoscio d’acqua sul finale; acqua che si è mischiata alle tante lacrime sui volti degli Allievi del 19° Corso. Tutti impettiti, gli Allievi del 19° Corso, a guardare diritto davanti a sé, verso quei Cadetti di oggi che sembravano tanto piccoli da fare tenerezza. Ma eravamo così anche noi allora? E quelle Allievi, ancora più rigide e ferme degli Allievi.

Non c’è molto tempo per riflettere. Si sente la voce possente del Comandante del Reggimento Allievi che ordina per tutti “Onori al 19° Corso!” La banda a suonare l’inno dei carristi in onore del carrista Generale De Maggio, Comandante dell’Accademia. Bisogna guardare diritti davanti a sé, come ci hanno insegnato 40 anni fa. Si sente il suono dei passi del gruppo rassegna proveniente da sinistra. Quando arrivano di fronte a noi, alla destra del Comandante dell’Accademia c’è il nostro Capo Corso Luigi Crocetti. Dietro di lui a fargli vigile scorta i Generali più elevati in grado o più anziani ancora in servizio nell’Esercito e nei Carabinieri, Vito Marchetti e Goffredo Mencagli. Stanno passando in rassegna il Reggimento Allievi e non riusciamo a vedere Crocetti nel volto. Ci sembra carico di emozione, ma l’andatura conserva ancora qualcosa della marzialità di un tempo. La cadenza dei suoi passi è in perfetta sintonia con il tempo della banda. Dopo aver percorso lo schieramento dei giovani Allievi, il gruppo rassegna si volta per passare in rassegna anche il 19°.

Il volto devastato dalla commozione e le lacrime gonfiano gli occhi del buon Gigi. Ci guarda diritto negli occhi e le sue lacrime sembrano dire a ciascuno di noi: ti voglio bene. Deve essere stato un calvario per lui e per il suo povero cuore quel percorso davanti alla 5^, poi la 6^, la 7^ ed infine la 8^ Compagnia. Avrà avvertito negli occhi di noi tutti la sua stessa commozione, avrà visto chissà quanti occhi versare lacrime copiose come le sue. I “cuori ardenti di passion” del 19° Corso sono in fermento.

Arriva la Bandiera dell’Accademia, la nostra Bandiera, testimone silenziosa e severa dei nostri due anni a Modena. Ci uniamo agli Allievi per cantare anche noi a voce “alta e stentorea” l’inno nazionale.

Il Generale Comandante dell’Accademia pronuncia poi la sua allocuzione, evidenziando la continuità storica dell’Accademia sia pure nella necessaria evoluzione ordinativa ed organizzativa. Ci indica quale modello da seguire per i suoi giovani Allievi e ci ringrazia per quanto abbiamo dato al Paese ed alla Istituzione Esercito. Un discorso bello e di spessore, pronunciato con fermezza e calore.

Applausi convinti e nutriti da parte del pubblico sulla tribuna.

La voce dello speaker della cerimonia annuncia “Prende la parola il Capo Corso del 19° Corso”. Si ode la voce roca di Luigi Crocetti. Saluta tutti gli intervenuti. Ricorda brevemente come sia cambiato il mondo in questi 40 anni e poi parla di noi, della nostra vita in Accademia ed evidenzia come quel periodo “ha impresso in ciascuno di noi un marchio sublime, ancora netto e vivo dopo quattro decenni, sicuramente indelebile per tutta la vita”. Eleva un riverente e tenero pensiero ai nostri Colleghi deceduti “Essi sono e saranno sempre nel nostro animo e nei nostri ranghi. Un abbraccio fortissimo ai loro familiari, la cui presenza oggi qui conferisce una intimità tutta particolare a questo ricordo”.

A questo punto la voce del buon Gigi si spegne. Per qualche attimo che sembra interminabile non si ode più la voce del nostro Capo Corso. Un fremito corre nelle file del 19° e sembra interminabile fino a quando gli altoparlanti ci riportano una voce rotta dalla emozione e dal pianto, la “sua” voce che ci spinge a guardare al futuro con ottimismo. A noi augura “Salute e Fortuna, affinché possa essere più lungo e sereno possibile l’ulteriore percorso delle nostre esistenze decorose, che sono state in gran parte il frutto di un seme dispensatoci in questo Istituto”.

Infine, evidenzia la comunanza di valori che, in un “ideale schieramento multisecolare” unisce tutti i 184 Corsi formati in Accademia. Un discorso di grande spessore umano e morale, un discorso alto che vola sopra le singole vicende personali per evidenziare valori di sublime sintesi spirituale. Al termine, scoscianti, calorosi e prolungati applausi dalle tribune e dal loggiato. Anche alcuni Allievi del 19°, superando l’etichetta del momento, applaudono convinti al Capo Corso.

E dopo le allocuzioni, giunge il momento più intimamente avvertito della cerimonia.

Dallo speaker arriva l’ordine “Onore ai Caduti!” La banda intona l’inno del Piave. Dal fondo del Cortile d’onore avanza la corona portata da Taviani e Mazzaroli. Gli stessi di 40 anni fa! Impettiti e belli come allora! Dopo le prime note il tono della banda si attenua e dall’alto piove la voce di Favale a pronunciare il triste elenco del dolore: Battista Sabino, ……… , Veneziano Carlo. Un elenco che è sembrato interminabile. Ogni nome una stilettata nell’animo. Ad ogni nome, la voglia e la rabbia di gridare “basta”. Ad ogni nome il ricordo di un volto che non c’è più. Ma nel soffio del vento, diventato più forte proprio in quel momento, ci è sembrato che riecheggiasse anche la loro voce, la loro esuberanza, la loro gioia di vita di ventenni come noi li abbiamo conosciuti allora.

La cerimonia termina. Un leggero spruzzo di pioggia rende la scenografia ambientale ancora più suggestiva. Ma la suggestione maggiore è nei “cuori ardenti di passion”. Quanta emozione, quanta intensità, quanta incredibile emozione in “giovani” sessantenni di scorza dura fino a qualche attimo prima. Sono stati momenti bellissimi in cui ciascuno ha rivissuto come in un rapidissimo film tutta la propria vita, gli episodi felici e quelli meno belli. Proprio stupendo ed indimenticabile questo Quarantennale del 19°!