Gesu’ il Nazzareno ed il mondo militare del Suo tempo.

1^ puntata

(un contributo di Roberto Pignataro)

Una delle cose che più mi infastidiscono, quando parlo del Nazzareno, è la pretesa da parte di molti, anche cattolici, di etichettare il Salvatore come pacifista ed anti-militarista. Capisco che questo atteggiamento è frutto dei tempi, ma a costoro chiedo sempre :”Scusa ma mi sai citare i passi del Vangelo dove risulta quello che affermi ?”

Naturalmente la risposta è sempre evasiva e si riduce alla solita preferenza di Gesù per i poveri ed i deboli, insomma al suo presunto socialismo ante-litteram. Intendiamoci, è vero che Egli predilige la parte della popolazione più debole , ma la Sua missione è quella di annunciare il Vangelo a tutti gli uomini,e ripeto a tutti :ricchi e poveri, deboli e forti, ignoranti e dotti e così via. In particolare vedremo insieme, se ne avete voglia si intende, il Suo rapporto con i militari dell’epoca.

Allora, Gesù annuncia il Vangelo che significa la Buona Novella, annuncia cioè l’avvento del Regno dei Cieli, la Vita eterna, la Risurrezione della carne, cose rivoluzionarie che hanno poco a che fare con le correnti di pensiero dell’epoca ed anche, hainoi, con quelle attuali.

Questo può sembrare banale per chi come noi ha una certa dimestichezza con la messa della domenica, dove appunto si proclama ancora la Parola ma, credetemi, oggi è alla ribalta una generazione post-cristiana che tutto ignora di religione, non perché siano atei (senza Dio), sono solamente completamente indifferenti al problema.

Ma in quale situazione politica è venuto sulla terra il Figlio di Dio? Luca, nel suo Vangelo dà alcuni riferimenti storici circa la nascita, ma le date sono controverse ed ora gli storici tendono a situare l’ingresso nel mondo del Salvatore intorno al 6 d.C.

 

   1 In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. 2 Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio.

 

Ma non è questo il problema principale; diciamo che compie la Sua missione  all’epoca di Tiberio, secondo imperatore di Roma, e di questo personaggio ho letto sul nostro sito un bellissimo profilo di un collega che dimostra di intendersene veramente; vi consiglio di leggerlo nell’angolo della Storia. Mi permetto di aggiungere qualche cosa che dovrebbe rendere meglio l’idea della situazione in cui il Nazareno ha voluto immergersi, cerco cioè di zummare sulla Giudea

Il grande e storico nemico dei Romani ad oriente era il popolo dei Parti (diciamo grosso modo abitanti della Persia e dell’Armenia) combattuto da Roma con alterne vicende non tutte gloriose, anzi alcune sconfitte subite erano state vergognose. Al confine di quella nazione era la provincia imperiale della Siria con il suo potente Governatore, nominato dall’imperatore stesso di cui era il Legato (rappresentante con diritto di comando) , che aveva alle sue dipendenze ben quattro legioni, quando normalmente un Governatore non aveva sotto di se non più di una legione.

Dipendente dal governatore della Siria vi era il procuratore della Giudea, provincia imperiale voluta da Augusto a causa della sua costante ribellione. Dice Luca :

 

Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène,sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio scese su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto.

 

Dunque Ponzio Pilato, procuratore della  Giudea dal 26 al 46 d.C..., sotto il controllo del Legato della Siria, ma anche, forse, dipendente diretto di Tiberio, secondo un’iscrizione scoperta a Cesarea e conservata al Museo Ebraico di Gerusalemme, che vede il suo nome assieme a quello dell’imperatore; tra l’altro sua moglie apparteneva alla larga alla famiglia imperiale.

In realtà la Giudea era molto turbolenta e mal tollerava la dominazione romana; per esempio, durante il censimento di Augusto sopra accennato, ben seimila farisei (è una corrente religiosa) si erano rifiutati di giurare fedeltà ad Augusto stesso e causarono la rivolta di Giuda il Galileo, con conseguente crocifissione di duemila seguaci del fariseo Zadok ed il sorgere degli Zeloti, i combattenti per la liberazione. Pensate che alcuni storici oggi parlano addirittura di un asse anti-romano tra i Parti ed i Giudei, naturalmente guidato dai Giudei!

In questa terra così ribelle passava la principale via di comunicazione tra il Mediterraneo e la Siria, la Via Maris, che andava dalla capitale della Giudea, il grande porto di Cesarea , costeggiava il lago di Tiberiade, e, oltrepassando le alture del Golan, arrivava a Damasco. Su questa via passavano tutti i rifornimenti inviati da Roma e la sicurezza della stessa era considerata essenziale per i generali romani.

Flavio Giuseppe, storico giudeo, descrive Ponzio Pilato come un uomo crudele, ostinato, superbo, venale e persecutore della religione ebraica; il ritratto sembra un poco di parte, in realtà egli dimostra di essere un concreto romano  ma con una tremenda paura di Tiberio, che sapeva andare per le spicce con i funzionari che non eseguivano i suoi ordini, e forse era stretto alle corde dal suo superiore, il Governatore della Siria, che mal sopportava il suo legame diretto con l’imperatore.

Sta di fatto che l’ordine era: sicurezza della zona a tutti i costi e Pilato probabilmente non era l’uomo adatto, non aveva la diplomazia necessaria per gestire un popolo imbevuto di religiosità, tutto compreso com’era della sua concretezza romana.

Dopo l’episodio di Gesù ne combina una grossa: fa ammazzare sul monte Garizim un bel po’ di sadducei, unica corrente religiosa fortemente favorevole ai romani ed il Legato della Siria, Vitellio, gli presenta il conto, lo destituisce e lo manda a Roma sotto processo. Qui finisce morto ammazzato o suicida secondo alcune fonti; secondo altre fonti  si converte al cristianesimo e finisce martire durante le persecuzioni di Nerone. Per vostra curiosità aggiungo anche che la Chiesa Copta lo venera addirittura come Santo e questo sarebbe molto consolante a gloria della misericordia del Cristo.

Dall’altra parte i Giudei, che si consideravano il popolo eletto di Dio e che erano governati da due preti a turno, Anna e Caifa all’epoca, si trovavano in casa questi odiatissimi stranieri che erano infedeli e miscredenti, che violentavano le loro donne , che ogni tanto li mettevano su una croce e che soprattutto faceva loro pagare un bel po’ di tasse. Le loro aspettative erano riposte sul famoso Messia della Bibbia che sarebbe venuto con gloria e potenza a liberarli dallo straniero con la forza dei suoi eserciti e soprattutto con quella dei suoi straordinari e divini poteri, una specie di Superman divino con tanto di carro di fuoco e spada fiammeggiante.

Nessuno di loro poteva avere rapporti personali con i romani, che erano impuri, e di entrare in casa loro neanche se ne parlava. Lo sport preferito dagli Zeloti era quello di ammazzarne il più possibile, ovviamente mediante la guerriglia ed il sabotaggio, e, tra loro, primeggiava un capo di nome Barabba.

 

 

Era logica quindi una discreta presenza militare, per lo meno di due coorti, una a Cesarea ed una a Gerusalemme, più alcuni presidi lungo la Via Maris, oltre agli ausiliari del posto.

Negli Atti degli Apostoli, che sono la storia della prima comunità cristiana, vedremo un centurione della coorte Italica a Cesarea; si trattava probabilmente di una coortazione (invio di una coorte distaccata dalla Legione di origine) di una delle legioni più prestigiose creata  da Augusto ed a lui fedelissima, diciamo un reparto di forze speciali. Sempre negli Atti vi è un gustoso episodio tra San Paolo ed un tribuno a Gerusalemme, il che avvalora l’ipotesi di prima.

Questa è dunque la situazione che Gesù trova all’inizio della Sua Missione. Va da sé che, se ho scritto qualche corbelleria, il nostro collega storico deve correggermi.

Alla prossima